Il manifesto

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Rosa Rossa.

Cultura politica progressista

Capire il mondo con lo studio.

Viverlo, con l’ideale.

Cambiarlo, con l’organizzazione.

 

I. Principi fondamentali

La storia non è finita. Le enormi opportunità che offre il progresso tecnologico possono essere messe a servizio dell’emancipazione e del benessere umano, come in parte è già avvenuto, o possono diventare strumento di oppressione e distruzione su una scala mai vista prima (e pure ne abbiamo diversi segnali). Su questo bivio, si gioca la sfida fondamentale della nostra epoca, se non dell’intera storia umana. Mai come adesso è necessaria una politica, democratica e progressista, che sia all’altezza di questa sfida. Che ne comprenda l’importanza, abbia la volontà, la forza, le competenze per agire: sulla riduzione delle disuguaglianze, sulla tutela degli ecosistemi, sul riconoscimento dei diritti politici e civili, sulla dimensione internazionalista e la riforma dell’ordine globale, per promuovere lo stato di diritto e i diritti dell’uomo nell’accezione più ampia. Sono i punti cardinali su cui orientarsi. Mai come adesso, di questa politica si sente la mancanza: nei paesi democratici, dove la sinistra e tutto il campo progressista escono gravemente indeboliti da decenni in cui ci si è illusi che bastasse assecondare le forze spontanee dei mercati; in Italia, dove le forze e le intelligenze di sinistra sono per giunta divise, soccombenti quindi rispetto alle destre; e anche nel mondo non democratico, dove questa stessa illusione ha portato al discredito per gli ideali dei diritti e di emancipazione propri della storia della sinistra.

È per questi motivi che, con decine di studiosi di discipline e competenze diverse, abbiamo deciso di dare vita a un’associazione culturale progressista, «Rosa Rossa»: per aiutare a riorientare il dibattito su quelle che devono essere, oggi, le priorità delle forze di sinistra in un grande paese avanzato, raccordandoci anche con le altre associazioni di sinistra diffusa e di elaborazione culturale che vi sono in Italia. Noi vogliamo aiutare la sinistra a trovare forza e idee, e ritrovare una comunità, per vincere la sfida del nostro tempo. Per ridare dignità agli esseri umani e un futuro di benessere al nostro angolo di mondo e al Pianeta; per ridare un senso agli ideali del progresso, cioè alla speranza di libertà, uguaglianza e fraternità. Per restituire alla storia il suo significato più bello, possibile.

La Rosa Rossa vede nella conquista ed estensione dei diritti (politici, civili, sociali, ambientali), e nei doveri reciproci che ad essi si accompagnano, la direzione auspicabile del cammino umano. Si propone pertanto di contribuire a elaborare, valorizzare e diffondere le idee del socialismo democratico, dell’ecologismo e della cultura di sinistra e progressista: per promuovere politiche – a livello locale, nazionale, europeo e globale – che riducano le disuguaglianze, economiche, sociali, culturali, territoriali e di genere; che salvaguardino l’ambiente e valorizzino i beni comuni; che riconoscano e garantiscano i diritti civili e politici, le libertà fondamentali oggi sotto attacco anche nel mondo democratico; che sappiano estendere e rafforzare i diritti sociali; che promuovano scienza e innovazione orientandole alla qualità della vita, alla dignità della persona umana come delle altre specie senzienti; che favoriscano finalmente una nuova epoca di sviluppo e progresso, incentrata sulla convivenza democratica e solidale, sui diritti umani nella loro accezione più ampia, sulla conversione ecologica.

La Rosa Rossa lavora per trasformare progressivamente l’economia e la società, italiane ed europee, secondo gli ideali del socialismo: verso cioè una società aperta, inclusiva e plurale, fondata sulla giustizia sociale, l’eguaglianza di genere e la valorizzazione delle diversità, che dia sicurezza e dignità al lavoro, e che sappia guidare il progresso verso un orizzonte di libera fioritura della vita umana e salvaguardia degli ecosistemi. Crede nell’internazionalismo, nella progressiva estensione dei diritti dell’uomo, non solo civili e politici, che pure oggi non sono scontati nemmeno in Occidente, ma sociali e ambientali: in tutti i paesi. Collabora attivamente a questo fine con le associazioni analoghe delle altre nazioni europee e degli altri stati democratici, con le associazioni internazionali per la difesa dei diritti umani, con gli attivisti e le associazioni che lottano per i nostri stessi valori in condizioni di oppressione nei regimi non democratici. Vuole cambiare e trasformare l’Europa per renderla un attore globale in grado di contribuire a garantire la pace e all’affermazione degli ideali e valori del socialismo e della democrazia, ovunque nel mondo. Vuole cambiare e riformare la globalizzazione, per salvarne gli aspetti positivi e porla al servizio dello sviluppo della democrazia, della lotta alle disuguaglianze e della tutela degli ecosistemi.

La Rosa Rossa nasce nella e dalla consapevolezza che oggi autenticamente progressista possa prescindere da nessuna prospettiva un’attenzione prioritaria all’urgenza di fronteggiare la crisi climatica, che mette a rischio non genericamente «il pianeta» ma la sicurezza e il benessere di noi contemporanei e delle generazioni che verranno: la crisi climatica è anche un grande problema sociale perché colpisce con maggiore violenza i più deboli – i popoli più poveri, gli «ultimi» in ogni Paese – e dunque accresce il peso delle diseguaglianze. La Rosa Rossa in Italia si batte quindi per contrastare le disuguaglianze, di ogni tipo, per promuovere la conversione ecologica, per rafforzare ed estendere i diritti sociali e civili di prima e di seconda generazione: la giustizia sociale, la giustizia ambientale e i diritti civili devono andare insieme perché si completano a vicenda, in un orizzonte di una piena emancipazione di ogni persona nella società.

La Rosa Rossa crede negli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità, pensa che questi tre termini evocativi non siano alternativi ma possano vivere solo se si rafforzano a vicenda, tanto più oggi, e lotta per affermarli ovunque, a partire dall’Italia. A tal fine, svolge attività tanto di studio e di elaborazione culturale, quanto di divulgazione con l’ambizione di orientare la società civile e di formare e guidare la politica.

La Rosa Rossa è un’associazione culturale che collabora attivamente con le altre associazioni, fondazioni e forze legate alle idee del campo progressista, ambientalista e socialista, in Italia, in Europa e nel mondo.

II. Pensare la sinistra nel mondo nuovo.
Dieci linee programmatiche di analisi e proposte.

Nel mondo.

1. Estendere e rafforzare i confini dello stato di diritto, per assicurare che lo sviluppo tecnologico sia saldamente ancorato ai diritti dell’uomo. Impegnarsi per promuovere a livello globale uno standard comune sui diritti del lavoro, uno standard comune sui diritti civili e sulle libertà fondamentali, strategie e politiche condivise di lotta ai cambiamenti climatici.

2. Riformare le regole che governano l’attuale globalizzazione, per salvarne altri aspetti positivi e metterla al servizio di più democrazia e della lotta alle disuguaglianze (dotando i poteri pubblici di risorse adeguate). Lavorare per riformare e per trasformare il capitalismo, a partire dal contrasto alla finanziarizzazione dell’economia e alle rendite e disuguaglianze che genera. In particolare, sul versante finanziario occorre: porre disincentivi ai movimenti speculativi di capitale e favorire invece gli investimenti diretti, a lungo termine, che contribuiscono a diffondere l’innovazione; assicurare la massima trasparenza, lo scambio di informazioni e la cooperazione fiscale fra gli stati e bloccare i paradisi fiscali; tassare in modo equo le imprese multinazionali e transnazionali, ad esempio in base al fatturato realizzato in ciascun paese, contrastando il dumping fiscale. Sul versante delle politiche commerciali, sindacali e industriali: occorre lavorare per regole comuni che riducano la forbice delle retribuzioni fra qualifiche alte e basse, cresciuta invece esponenzialmente negli ultimi decenni; bisogna impegnarsi per un’economia che escluda lo sfruttamento come metodo competitivo e che invece usi la forza democratica del lavoro ed i suoi saperi come incentivo all’innovazione e alla diffusione delle conoscenze, orientando a questo fine le opportunità di friendshoring e reshoring. Sul versante ambientale, occorre battersi per una sempre maggiore integrazione sovranazionale orientata alla «conversione ecologica», con l’adozione di politiche più ambiziose e più stringenti per contrastare la crisi climatica, e che guidi l’innovazione e la tecnologia, alla qualità della vita, ai diritti e alla salvaguardia degli ecosistemi.

3. Cambiare le regole internazionali sulla ricerca scientifica: superare il regime dei monopoli intellettuali e tornare a investire nella ricerca pubblica e open science, per favorire la creazione e la diffusione dell’innovazione e della conoscenza su scala globale.

 

In Europa.

4. Puntare al superamento dell’assetto (prevalentemente) confederale a favore di uno (prevalentemente) federale: su questo, superare la regola dell’unanimità dove presente e, nella funzione legislativa, l’assetto bicamerale fra Consiglio dell’Unione Europea (confederale, riunisce i rappresentanti dei governi) e Parlamento Europeo (federale), a favore del secondo

5. Cambiare le regole di funzionamento dell’Unione Europea. Rendere strutturale la possibilità di politiche espansive di carattere federale, sul modello del Next Generation EU, modificando i trattati per creare una politica fiscale comune e ovviamente superando i limiti e le incongruenze dell’attuale patto di stabilità e crescita. Creare in modo stabile e significativo una politica sociale europea, a partire da strumenti di welfare comuni, e una politica industriale e ambientale europea, a partire dalla creazione di imprese pubbliche europee attive nell’ambiente, nella transizione energetica e nella conversione ecologica. Se necessario, per queste modifiche procedere con un’Europa a due velocità, basata sulle cooperazioni rafforzate, e dove comunque si ponga il rispetto dello stato di diritto come condizione fondamentale di adesione.

6. Lavorare alla creazione di partiti transnazionali, europei, e di sindacati europei, con un pieno riconoscimento di questi ultimi come veri e propri agenti negoziali.

 

In Italia (e più in generale a livello nazionale).

7. Contrastare le disuguaglianze, a monte come a valle. A monte: accesso a servizi educativi di qualità per la prima infanzia, contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica, una scuola pubblica <<ricca>> e comunità educative integrate; tutela dei diritti del lavoro (il lavoro stabile e valorizzato è anche un motore di crescita e innovazione), a partire da un nuovo statuto del lavoro, che rafforzi i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e da una legge sulla rappresentanza che dia valore erga omnes ai contratti stipulati; riformare (e trasformare) il capitalismo, con la partecipazione dei lavoratori al governo delle imprese, sul modello tedesco e scandinavo, e contrastando anche a livello nazionale l’eccessiva finanziarizzazione dell’economia e la crescente disuguaglianza nelle retribuzioni; rafforzare il ruolo del mondo cooperativo e del non profit e le sinergie con gli investimenti pubblici e il mondo della ricerca. A valle: progressività ed equità di trattamento nell’imposizione fiscale, recuperando risorse da destinare al rafforzamento del welfare per proteggere i ceti medi, aiutare le giovani generazioni e contrastare la povertà.
8. Un nuovo intervento pubblico, lungo quattro direttrici strategiche: la conversione energetica e l’ambiente; l’istruzione, dagli asili nido fino all’università; la ricerca scientifica, sia di base che, in connessione con il mondo delle imprese pubbliche e private, applicata; la sanità, da rendere gratuita e di qualità per tutte e tutti, su tutto il territorio nazionale. Gli investimenti pubblici devono affiancarsi a quelli privati e all’azione del non profit, in una logica espansiva e keynesiana, e orientandosi alla lotta alle disuguaglianze contribuire a una nuova stagione di crescita, migliore e più solida che in passato (negli ultimi decenni l’Italia è cresciuta poco anche per l’assenza di investimenti e per le sue elevate disuguaglianze) e di progresso, incentrata sulla qualità della vita e la svolta ambientale; devono quindi essere esplicitamente rivolti a superare le disuguaglianze interne, con attenzione prioritaria a colmare i divari a danno del Mezzogiorno e le aree interne.

9. Promuovere una società plurale e garantista. Politiche attive per l’uguaglianza di genere e i diritti delle persone Lgbt+. Politiche inclusive, di accoglienza e di piena integrazione, verso gli immigrati. Politiche per la promozione e l’ampliamento dei nuovi diritti civili. Garantire i diritti umani nelle carceri. Lavorare per riconoscerli a tutte le persone e gruppi sociali che ne sono privati.

10. Riformare la politica. Valorizzazione dei partiti come luogo di democrazia e di formazione della classe dirigente: introdurre norme sul finanziamento pubblico, cui accedere a condizione di garantire la trasparenza e la democraticità della vita interna. Su queste basi, lavorare a un rafforzamento dei legami fra l’elaborazione politica dei partiti, l’azione dei corpi intermedi, le attività di analisi e divulgazione del mondo della ricerca e delle scienze.


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