Dietro ai fatti degli ultimi giorni si nasconde l’idea che noi israeliani possiamo fare quello che ci pare, tanto non saremo mai puniti. Continueremo indisturbati. Arresteremo, uccideremo, esproprieremo e proteggeremo i coloni impegnati nei loro pogrom. Visiteremo la tomba di Giuseppe, la tomba di Othniel e l’altare di Giosuè nei territori palestinesi, e naturalmente la Spianata delle moschee (chiamata Monte del tempio dagli ebrei), dove nel fine settimana precedente all’attacco c’erano più di cinquemila ebrei in occasione della festa religiosa del Sukkot. […]
In realtà abbiamo scoperto che anche l’ostacolo più avanzato e costoso del mondo può essere superato con un vecchio bulldozer, se chi lo guida ha una forte motivazione. Questa barriera di arroganza può essere attraversata in bicicletta e in motorino, nonostante i miliardi che è costata.
Pensavamo di continuare a scendere a Gaza, spargere qualche briciola sotto forma di qualche migliaio di permessi di lavoro israeliani, sempre condizionati alla buona condotta, e tenere comunque in prigione quelle persone. Faremo la pace con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti e i palestinesi saranno dimenticati fino a che non saranno cancellati, come vorrebbero alcuni israeliani. Continueremo a tenere prigionieri migliaia di palestinesi, a volte senza alcun processo, in gran parte per motivi politici. E non accetteremo di discutere il loro rilascio. Pensavamo di poter continuare a rifiutare qualsiasi tentativo di soluzione diplomatica e che tutto sarebbe continuato così per sempre. Ma ancora una volta ci siamo sbagliati.
Il 7 ottobre quasi duemila palestinesi armati hanno invaso Israele in un modo che nessun israeliano immaginava possibile. Poche centinaia di uomini armati hanno dimostrato che è impossibile imprigionare per sempre due milioni di persone senza pagare un prezzo crudele. Proprio mentre il malandato bulldozer palestinese sfondava la barriera più intelligente del mondo, il 7 ottobre ha fatto a pezzi anche l’arroganza di Israele. E ha distrutto l’idea che sia sufficiente attaccare ogni tanto Gaza con droni kamikaze, e venderli a mezzo mondo, per mantenere la sicurezza. […]
Dopo 75 anni di abusi, ci attende ancora una volta lo scenario peggiore possibile. Le minacce di “spianare Gaza” dimostrano solo una cosa: non abbiamo imparato proprio niente. L’arroganza non sparirà, anche se Israele sta pagando comunque un prezzo alto.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha una grande responsabilità per quanto è successo e deve risponderne, ma questa situazione non è cominciata con lui e non finirà con lui. Ora dobbiamo piangere amaramente per le vittime israeliane, ma dovremmo farlo anche per la Striscia di Gaza.
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