Di Luciano Cerasa
Il Fatto Quotidiano, 8/9/2023
In 50 anni di condoni, tributari, previdenziali, assicurativi, valutari, edilizi, la propensione a pagare spontaneamente le imposte in Italia è costantemente diminuita. Nonostante una pioggerellina costante di maxi e mini sanatorie gli incassi dei provvedimenti di clemenza, rispetto alle previsioni sulla carta, si sono rivelati sempre un flop. Il magazzino del non riscosso, calcolato dall’Agenzia delle Entrate, vale oggi 1.153 miliardi, Contro i 1.099 del 2021, i 999 del 2020, i 955 del 2019.
Le ultime statistiche disponibili riguardano le rottamazioni avviate tra il 2016 e il 2018. Le prime tre rottamazioni e il Saldo e Stralcio hanno portato nelle casse dell’Erario complessivi 19,9 miliardi di euro, rispetto ai 53,9 ipotizzati. Ma riavvolgendo il nastro della storia patria l’andamento “basse adesioni bassi incassi” appare un antico trend di fondo e non sembra legato agli alti e bassi del ciclo economico. Dal ’73 al 2003, calcolava il Ministero dell’Economia guidato da Giulio Tremonti, una quindicina di operazioni avevano dato un “raccolto” di 50mila miliardi di lire (circa 26 miliardi di euro). Dal 2003 al 2011 l’obolo versato dagli aderenti alle sanatorie fiscali sale a 34 miliardi e 261 milioni mentre il tax gap, la differenza tra quanto dovuto e il versato all’erario, continua a crescere. Le briglie esattoriali si erano già allentate in quattro precedenti occasioni: la “mini sanatoria” delle cartelle di Equitalia fino a 300 euro, disposta dalla legge di stabilità 2014 (previsti 600 milioni incassati circa 300), il nuovo ravvedimento operoso (2015), la riapertura dei termini delle dilazioni di pagamento per chi è decaduto dal precedente piano di rateazione (2015) e, infine, le sanatoria per i grossi evasori fiscali che hanno portato i capitali all’estero, le meglio note “voluntary disclosure” uno e due (circa 6 miliardi di imposte versate su 151 miliardi di imponibile autodenunciato).
Sconti poco allettanti? A quanto pare neppure la cancellazione d’ufficio di massa dei debiti iscritti a ruolo riesce a convincere le decine di milioni di italiani morosi a “fare pace” con il fisco e a cominciare a pagare regolarmente le imposte, come teorizzato dai cantori delle sanatorie e dei condoni. Nel 2012 si decide l’abbandono della riscossione per la generalità dei ruoli esecutivi fino al 31 dicembre 1999 e l’annullamento dei crediti fino a duemila euro. Niente da fare, il monte crediti dell’Erario continua ad aumentare. Nel 2018 si ritenta e per scuotere l’apatia dei contribuenti e, si dice, per alleggerire il lavoro di accertamento e riscossione dell’Agenzia delle entrate si avvia un altro intervento choc per la già scarsa credibilità residua del fisco. Questa volta si pensa più in grande: è previsto l’annullamento automatico di tutte le cartelle di importo residuo fino a mille euro, affidate agli agenti alla riscossione dal primo gennaio 2000 al dicembre 2010. Ad aderire sono stati meno contribuenti del previsto. E poi, spesso, dopo aver pagato la prima rata si è deciso di non versare le altre. Risultato: debiti evaporati per 12,5 milioni di contribuenti e crediti cancellati per un valore nominale di circa 32 miliardi di euro, pari al 3,5% del magazzino die ruoli da riscuotere. Visto il successo di critica e di pubblico nel 2021 si replica. Per soprammercato si aggiunge l’annullamento d’ufficio dei “singoli carichi” d’importo residuo fino a 5mila euro, limitatamente alle persone fisiche con reddito imponibile nel 2019 fino a 30mila euro. Le aspettative d’incasso per l’Erario si abbattono di ulteriori 20 miliardi di euro.
Il braccio teso agli evasori pare funzionare almeno nelle cabine elettorali e merita un ulteriore premio. Appena insediato il nuovo governo inserisce nella legge di Bilancio 2023 un nuovo annullamento automatico delle cartelle che si affianca all’ennesimo condono di turno, ormai divenuto ordinaria amministrazione per la contabilità dello Stato. In parallelo alla cancellazione di interessi e sanzioni sulle imposte evase contestate dal primo gennaio 2000 al 30 giugno 2022 si concede, senza alcuna richiesta da parte del contribuente, l’abbuono dei singoli debiti fino a mille euro affidati da amministrazioni pubbliche e enti previdenziali all’Agente della riscossione, questa volta dal primo gennaio 2000 al 31 dicembre 2015. Il successivo “Milleproroghe” ha poi allargato la moratoria anche agli enti locali che non si avvalgono dell’Agenzia delle Entrate. Mancano ancora i dati della Rottamazione quater, che i contribuenti avevano la possibilità di pagare fino a giugno scorso, ma che prevedono anche tre mesi di proroga per le zone alluvionate: in questo caso si registrano solo le istanze (3,8 milioni) che riguardano poco più di 3 milioni di contribuenti.
Lo stesso Rino Formica, padre del leggendario condono tombale datato 1982, diceva che “un condono fiscale in assenza di una modifica delle regole fiscali non è morale”. Quali? “la platea dei contribuenti, in Italia, è spaccata in due. Da una parte i lavoratori dipendenti pubblici e privati, i professionisti che lavorano per le imprese, che pagano tutto col prelievo alla fonte e non hanno nulla da condonare; e poi tutti gli altri, i condonabili. Se tutti i cittadini producessero una dichiarazione spontanea, senza prelievo alla fonte, qualsiasi condono sarebbe popolarissimo. Nelle attuali condizioni, lo è solo per una parte, mentre gli altri si sentono defraudati, anzi, presi letteralmente in giro”. Da allora, era il 2013, non è cambiato nulla. La delega fiscale presentata dal governo in Parlamento si preoccupa di diminuire la pressione fiscale sulle stesse categorie già “condonabili” e condonate mentre si preannuncia un nuovo, risolutivo, condono.
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